In questa sezione pubblichiamo articoli di psicologia.

Un gruppo sano non minaccia l’autostima dei singoli componenti. Un gruppo malato dedica molto impegno in questo tentativo. 

Se in un gruppo sorgono conflitti fra diverse proposte, si tratta sempre di conflitti di personalità, ossia “battaglie su chi vale di più”. Una mente usa una modalità emotiva solo quando si sente minacciata. Se è tranquilla gestisce le divergenze di opinioni senza nessuna emotività. 

La salute del gruppo dipende dalla storie delle relazioni fra i vari componenti. Una storia di contese interne porterà molto facilmente a nuove contese.

Chi vede criticate le proprie idee si sente sminuito come “persona di valore” e d’istinto si impegna a difendere quelle idee per difendere il proprio valore come persona.

Per non vedere la critica alle proprie idee come una critica al proprio valore, uno deve educare la sua mente alla vita di gruppo.

Non esiste una Critica Costruttiva: se il gruppo non è “sano” ogni critica alle idee viene percepita come critica al valore della persona e genera contese emotive. L’espressione Critica Costruttiva è valida solo se viene rivolta alle critiche fatte da altri alla nostra idea, non quando viene rivolta alla nostra critica fatta ad una idea altrui. Ossia, la sua critica ad una mia idea può essere costruttiva, ma la mia critica ad una sua idea è sempre distruttiva.

Per non fare Critiche Distruttive è necessario preservare il valore della persona che propone una idea con cui non siamo d’accordo. Vedremo come fare durante il mini-corso “lavorare in gruppo”, consigliato ai soci che vogliono tentare di prestare servizio come Capogruppo.

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L’effetto Pigmalione: se tratti bene una persona, ti diventa simpatica, se la tratti male ti diventa antipatica.

In natura esiste una legge chiamata Entropia, secondo a quale le cose lasciate a se stesse tendono al disordine; la casa si sporca da sola e bisogna spendere energia e intelligenza per tenerla pulita; non basta pulirla una volta per tutte. Vale anche per l’amore nel matrimonio: se viene lasciato a se stesso deperisce e muore. Solo un costante impegno (energia e intelligenza) produce un progresso, e solo una azione attiva produce amore e vita. 

L’amore non può essere paragonato ad un fiore, perché nessun fiore dura a lungo. L’amore può essere paragonato ad un giardino, in cui i fiori nascono e muoiono, ma il giardino è sempre fiorito. La mente della donna cambia; la mente dell’uomo cambia; cambiano le aspettative, i desideri, i gusti e le insofferenze. Cambiano i sentimenti e le loro espressioni, cambia il modo di parlare, di capire ed anche di guardare. Come si può pretendere che l’amore non cambi mai?

Il seme ha bisogno di terra e l’amore ha bisogno di carezze e di tenerezze fatte con il corpo, sia da fidanzati che da sposati. 

Il seme ha bisogno di acqua e l’amore ha bisogno di pensieri e parole. L’uomo ama parlare di fatti e di concetti (razionalità) mentre la donna ama parlare di relazioni e di persone (sentimento). È importante che ci sia una certa quantità di scambio a due su argomenti che ciascuno ama, altrimenti il seme dell’amore inaridisce. 

Il seme ha bisogno del sole e l’amore ha bisogno di emozioni.

Il seme ha bisogno di tempo e l’amore ha bisogno di lasciar scorrere il tempo alla sua velocità. Imparare a dare al coniuge il tempo che gli serve è essenziale per coltivare l’amore nel matrimonio.

Se impariamo a ricevere dal cielo l’amore che ci serve, non solo non assilleremo i nostri cari con richieste di affetto, ma saremo noi a donare affetto a loro e quando doneremo riceveremo perché scatterà la molla anche nell’altro. Ricchi dell’amore spirituale potremo far nascere il vero amore, mescolandolo con quello mentale. E questo amore sarà duraturo, perché non dipende dagli umori del nostro coniuge e dai nostri, ma viene alimentato da una Legge della Natura.

 

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*Hahnemann formulò la legge de “il simile cura il simile”. Scoprì che di alcuni rimedi e medicine della vecchia scuola, poteva invertire l’azione tramite la potentizzazione, in modo tale che le sostanze che avevano causato l’avvelenamento e fatto insorgere i sintomi della malattia, potevano, in piccole quantità e se separati secondo il suo speciale metodo, curare quei particolari sintomi. […]

La malattia è il risultato di un modo sbagliato di pensare e di agire, e cessa quando l’azione e il pensiero vengono messi in ordine; quando la lezione del dolore, della sofferenza e della pena è imparata, la sua presenza non ha più motivo di esistere, e automaticamente scompare. Quindi è fondamentalmente sbagliato dire che “il simile cura il simile”. Hahnemann aveva una concezione della verità abbastanza giusta, ma non l’espresse correttamente. Il simile può rafforzare il simile, il simile può respingere il simile, ma nel vero senso della guarigione il simile non può curare il simile.

Se ascoltate gli insegnamenti di Krishna, Buddha o Cristo, troverete sempre che i principi del bene vincono sul male. Cristo ci insegnò a non opporre resistenza al male, ad amare i nostri nemici, a benedire chi ci perseguita: non c’è alcun “simile cura il simile” in questo. E così anche nella vera guarigione e così nell’evoluzione spirituale, dobbiamo sempre cercare il buono per scacciare il male, l’amore per vincere l’odio, e la luce per far svanire le tenebre. Pertanto dobbiamo evitare tutti i veleni, tutte le cose pericolose e usare solo quelle belle e benefiche. […] Non pensate neanche per un momento che io stia sminuendo il lavoro di Hahnemann, al contrario, egli indicò le leggi fondamentali, le basi, ma ha avuto solo una vita: se avesse continuato il suo lavoro, senza nessun dubbio sarebbe progredito lungo queste linee.

Ora consideriamo il perché la medicina deve inevitabilmente cambiare. La scienza degli ultimi duemila anni ha considerato la malattia come un fattore materiale che può essere eliminato con mezzi materiali: questo, ovviamente, è completamente sbagliato. La malattia è il risultato, l’ultimo stadio di qualche cosa molto più profondo. La malattia ha origine al di sopra del piano fisico, più vicino al mentale. È esclusivamente il risultato di un conflitto tra i nostri sé spirituale e mortale. Fintantoché questi due sono in armonia, noi godiamo di perfetta salute, ma quando c’è un disaccordo, ne consegue quella che noi conosciamo come malattia.

La malattia è solamente e puramente correttiva, non è né crudele né vendicativa; ma è il mezzo adottato per indicarci i nostri sbagli, per prevenire errori più grandi, per impedirci di fare dell’altro male e per riportarci sulla via della Verità. Se soffrite di rigidità alle giunture o agli arti, voi potete essere certi che c’è rigidità nella vostra mente, che state inflessibilmente aggrappandovi a qualche idea, qualche principio, forse qualche convinzione, che non dovreste avere. Se soffrite di asma, o avete difficoltà a respirare, in qualche modo voi state soffocando un’altra personalità o, per la mancanza di coraggio di agire correttamente, soffocando voi stessi. […]

 

*Fonte: Edward Back, raccolta. I dodici guaritori e altri rimedi di Edward Back. Grafiche Turato Edizioni. Traduzione di Susanna Sorgato. Pag. 75-79 Voi soffrite a causa vostra.

 

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Lo spirito di giustizia abbassa la nostra serenità.

*Dobbiamo ricordare che la sofferenza in se stessa è benefica, in quanto ci indica che stiamo prendendo strade sbagliate e accelera la nostra evoluzione verso la sua gloriosa perfezione. Le vere principali malattie dell’uomo sono difetti come l’orgoglio, la crudeltà, l’odio, l’egoismo, l’ignoranza, l’instabilità e l’avidità.

L’instabilità, l’indecisione e la debolezza d’intento sono il risultato che deriva dal rifiuto della personalità di essere governata dal Sé Superiore, e ci porta a tradire noi stessi e gli altri per colpa della nostra debolezza. Tale condizione non sarebbe possibile se avessimo in noi la conoscenza dell’Inconquistabile, dell’Invincibile Divinità che in realtà siamo noi.

L’avidità porta al desiderio di potere. È una negazione della libertà e dell’individualità di ogni anima: invece di riconoscere che ognuno di noi è qui per sviluppare liberamente la sua strada secondo i dettami della sua sola anima, di accrescere la sua individualità, di agire liberamente e senza ostacoli, la persona avida desidera comandare, plasmare e dominare. […]

L’orgoglio, che è l’arroganza e la rigidità della mente, farà sorgere quelle malattie che producono rigidità e tensione nel corpo. Il Dolore è il risultato della crudeltà. Le punizioni dell’odio sono la solitudine, il carattere violento e incontrollabile, le crisi nervose e l’isteria. Le malattie introspettive, come nevrosi, nevrastenia e altre simili che privano la vita di così tanta gioia, sono causate dall’eccessivo Egoismo.

L’ignoranza e la mancanza di saggezza portano difficoltà nella vita di tutti i giorni, e se ci dovesse essere anche un ostinato rifiuto nel vedere la verità quando l’occasione ci viene data, le conseguenze naturali sono la miopia e l’indebolimento della vista e dell’udito. L’instabilità della mente deve portare nel corpo lo stesso tipo di disturbi che colpiscono il movimento e la coordinazione. Il risultato dell’avidità e del dominio sugli altri fa sorgere nel sofferente quelle malattie che lo renderanno uno schiavo del suo stesso corpo, con desideri e ambizioni frenati dalla malattia.

Il cuore, la fonte della vita e pertanto dell’amore, viene colpito soprattutto quando la parte della nostra natura che riguarda l’amore verso l’umanità non è ben sviluppata o viene usata male; una mano ammalata denota un agire carente o sbagliato: il cervello, essendo il centro del controllo, se colpito indica mancanza di gestione della personalità.

E così via, secondo la legge stabilita. […] La prevenzione e la cura della malattia può essere trovata scoprendo il difetto che è dentro di noi, eliminandolo con lo sviluppo scrupoloso della virtù che lo distruggerà; non lottandoci contro, ma inondandolo con la virtù opposta che lo spazzerà via delle nostre nature.

 

*Fonte: Edward Bach, raccolta. I dodici guaritori e altri rimedi di Edward Back. Grafiche Turato Edizioni. ISBN 978-88-98997-25-1. Capitolo tre, Guarisci te stesso. Pag. 25-31

 

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Stress è un termine inglese che significa tensione: una corda tesa e sotto stress. Episodi saltuari e limitati nel tempo nel corso dei quali l’organismo è in stato di stress sono non solo inevitabili, ma del tutto salutari. Ciò che fa male è quando l’eccitazione dello stress non sfocia in una azione fisica che ne scarichi le energie sviluppate e quando questi episodi di eccitazione e soffocamento si ripetono troppo spesso oppure durano troppo a lungo. L’organismo sotto stress funziona in modo alterato: possiamo dire che è come un motore che funziona in fuori-giri. Consuma troppa energia, si logora più in fretta, rallenta il funzionamento di processi essenziali come la digestione e la respirazione, ed eleva la temperatura dei tessuti a causa dell’elevata attività delle cellule. Il sangue si ritrova carico di glucosio che dovrebbe essere usato dai muscoli i quali, probabilmente, non ne fanno invece uso. Se davanti alla vista del leone, infatti , ti metteresti a correre all’impazzata, usando così quel surplus di energia che il simpatico ha prodotto, nel caso del vigile accanto alla tua auto al massimo allunghi il passo ed alzi un po’ la voce, ma non usi tutta l’energia prodotta, che va ad ingolfare l’organismo.

Se questa condizione si protrae troppo a lungo, o se si ripete troppo spesso, possono insorgere gravi problemi sia nell’apparato digerente (ulcere), sia in quello respiratorio (asma). Anche l’attività psichica ne risulta influenzata, fino ad arrivare ad uno stato di spossatezza mentale che prende il nome di depressione. La depressione è la conseguenza di troppo stress: sintomi della depressione sono la mancanza di appetito e di sonno, infelicità e abulia. Nel descrivere le conseguenze dello stress Bernard Auriol scrive che un eccesso di stimolazione del simpatico senza una azione muscolare adeguata, come la lotta o la fuga, può provocare la comparsa di ipertensione arteriosa, mal di testa, ipertiroidismo, disturbi cardiovascolari, arteriosclerosi, collassi, diabete, depressione.

Nella nostra società le aggressioni psicologiche sono più frequenti di quelle fisiche, il che produce un vertiginoso aumento dei casi di stress eccessivo nella nostra epoca, rispetto a quelle passate. Inoltre, le condizioni di vita della società moderna provocano numerose situazioni di conflitto a causa dell’eccessiva concentrazione di persone in spazi ristretti e dell’inesorabile sopraffazione operata dalle leggi, dalle regole sociali e dagli obblighi morali. Nessuno può quindi sperare di essere immune dallo stress. Si tratta piuttosto di ridurne la quantità e di controbilanciarne gli effetti con momenti di tranquillità. Non dobbiamo cercare di mutare le condizioni della società, ma di cambiare il nostro modo di reagire ad essa.

 

Fonte: Psiche Amica. Capitolo Il sistema neurovegetativo. Lo stress. Pagina 66-67. FB Edizioni. 

 

 

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Che cos’è il perdono?

È una questione che riguarda l’altro o me stesso?

Ricordiamoci che per avere giustizia, ognuno di noi perde la propria pace interiore. Il perdono riguarda noi stessi. È l’egoismo positivo che dobbiamo coltivare per il nostro benessere mentale e spirituale.

*Edward Bach scrisse: È quando permettiamo alle altre persone di interferire che smettiamo di ascoltare i dettami della nostra anima, e questo genera disarmonia e malattia. Nel momento in cui il pensiero di un’altra persona entra nelle nostre menti, veniamo distolti dal seguire il nostro vero percorso. […] Le interferenze capitano in ogni vita […] e sono necessarie per imparare a resistere loro. […] la velocità con la quale progrediamo dipende completamente da noi. […] Più grandi saranno le difficoltà apparenti nel nostro sentiero, più saremo sicuri che la nostra missione vale la pena di essere portata a termine. Galileo era convinto che la terra fosse rotonda nonostante lo scetticismo di tutto il mondo e il brutto anatroccolo divenne un cigno pur con il disprezzo di tutta la sua famiglia.

Noi non abbiamo diritto di interferire nella vita di nessun figlio di Dio. Ciascuno di noi ha il suo compito e, nel fare questo, solo noi abbiamo il potere e la conoscenza necessari per compierlo alla perfezione.

[…] La disarmonia, cioè la malattia, si manifesta nel corpo perché quest’ultimo serve solamente a riflettere il compito dell’anima; esattamente come il viso riflette la felicità con il sorriso, e l’ira con la fronte aggrottata. Lo stesso avviene nelle cose più importanti: il corpo rifletterà le vere cause della malattia (che sono la paura, l’indecisione, il dubbio, la rabbia, ecc.) nel disordine dei suoi apparati e tessuti.

 

*Fonte: Edward Bach Raccolta. I dodici guaritori e altri rimedi di Edward Back. Capitolo V Libera te stesso. Pag. 107. Grafiche Turato Edizioni. Traduzione a cura di Susanna Sorbato. Revisione a cura di Loredana Benni, Veron Dalton, Elena Tura. Illustrazione di copertina Francesca Dafne Vignaga. ISBN: 978-88-98997-25-1

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