DOPO 70 ANNI, LE IDEE DI LEZAETA SONO ANCORA VALIDE?

 

Mancano i primi minuti della conferenza.

 

GUARDA LA REGISTRAZIONE

 

Buongiorno a tutti,

all’interno dell’area soci alla voce del menu AUDIO/VIDEO – AUDIO – SPIRITUALITA’ potete ascoltare i primi tre incontri del corso sulla spiritualità:  IL CAMMINO DELL’UOMO, tenuto da Renato Marini il martedì sera dalle ore 20:30 alle 21:30.

ASCOLTA DA QUI:

LEZIONE 1  – Religione e spiritualità

LEZIONE 2 – Logica e mistica

LEZIONE 3 – La visione divina dell’uomo

 

Per partecipare agli incontri su Zoom, collegarsi a questo link:

https://us02web.zoom.us/j/87696788750

ID RIUNIONE: 876 9678 8750

 

Chi è di Vicenza o nelle vicinanze può venire in Via Enrico Fermi, 227 presso l’edificio della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, davanti al Giornale di Vicenza e dietro a TVA.

 

 

 

 

Registrazione della diretta streaming della Conferenza divulgativa del 15 novembre 2023, tenuta dal farmacista Alessandro Massarotto. Non appena sarà disponibile la versione editata con le slide manderemo comunicazione ai soci.

I primi benefici che ho avuto adottando le metodiche della Medicina Naturale di Lezaeta e Costacurta risalgono ai tempi in cui i miei figli erano bambini e curavo la loro febbre e la mia con le sei frizioni e la dieta a base di frutta e guarivamo in un giorno.

Quando avevo il bambino di circa 6-7 mesi che aveva iniziato lo svezzamento, era raffreddato e continuava a gocciolargli il naso, così, per un giorno, gli diedi da mangiare solo mele e guarì in giornata senza portarsi dietro tosse e catarro come di solito avveniva dopo il raffreddore.

Un’ altra esperienza importante l’ho avuta quando poco prima dei quaranta anni non stavo bene e andai da uno dei dottori che erano citati nel libro “La Nuova dietetica” che usavano i metodi di Costacurta. Mi consigliò di fare impacchi con argilla sulla schiena che però non mi diedero nessun beneficio. Allora lessi nel libro di Acharan del bagno di vapore, detto anche “lavaggio del sangue” e così tentai questa ultima pratica che mi rimaneva da provare. Dopo due giorni di “saunetta” dissi alla mia vicina che mi sentivo ringiovanita di 10 anni. Questa pratica del lavaggio del sangue mi è stata utile anche con il problema del nervo sciatico. Almeno una volta all’anno mi succedeva che quando mi abbassavo mi faceva male così facevo due o tre lavaggi del sangue e il problema spariva.

Un altro modo in cui mi sono stati utili i metodi naturali è stato quando verso i 45 anni mi accadeva che dopo aver pranzato mi bruciavano gli occhi. Mi alzavo dalla tavola e mi si appannava la vista così decisi di fare la dieta di frutta di cui avevo tanta paura. La feci per una settimana e il problema non e più esistito.

Molti anni dopo accadeva che finito di lavorare tornavo a casa con la zona lombare che mi faceva male ed anche in questo caso feci la dieta di frutta per una settimana e il problema per molto tempo non si ripresentò.

Poi un giorno che ero in piedi da due ore, sentì nuovamente dolore nella zona lombare senza aver fatto nessuna fatica e venni a sapere che potevano essere i derivati del latte. Questa volta non mi ricordai della dieta di frutta e presi un antinfiammatorio naturale che preparò la mia erborista e smisi di mangiare tutti i derivati del latte e il problema per il 99% non esiste più da dieci anni.

La dieta che facevo non era esattamente come consigliava Costacurta, provavo a seguirla correttamente ma dovendo preparare da mangiare per mio marito e per i miei figli, cadevo in tentazione e così l’unica cosa che non sono riuscita a curare è stato l’intestino. 

Adesso ho 68 anni ma è da quando ne avevo 58 che il mio intestino ha cominciato a fare feci verdi e diarroiche alternate da periodi che sono compatte.  

Ho fatto i fanghi, i bagni genitali e la frizione; per due anni il lavaggio del sangue una volta alla settimana, i fanghi erano freddi quando li tiravo via e così smisi di farli. Il mio intestino non è migliorato, sono nella stessa situazione. Adesso sto provando come dice Corrado Tanzi sul suo canale telegram: estratto di semi di pompelmo e polvere di topinambur. Ho fatto anche la cura con equiseto 30 grammi in 1 litro di acqua per 3 mesi e adesso faccio mezzo litro di tisana con equiseto ortica e calendula. Le mie feci ora sono compatte, non so se è una cosa momentanea ho se durerà. 

Grazie, una vostra socia, Maria Vaianella.

Dato che i vaccini anti Covid si sono dimostrati (per ammissione delle stesse autorità mediche) non sicuri (ossia non è detto che proteggano dalla malattia) e comunque ad effetto limitato (dopo alcuni mesi non proteggono più), il mondo farmaceutico sta pensando a proporre un vaccino ogni anno (ossia sempre diverso), da abbinare al vaccino per l’influenza (che non cambia molto da un anno all’altro). Le case farmaceutiche propongono la vaccinazione obbligatoria per tutti, anche dei bambini, ma questa sarà una scelta dei politici, non dei mercanti in medicine.

L’Organizzazione Mondale della Sanità (OMS) ha firmato un accordo amministrativo con la Unione Europea per utilizzare la tecnologia messa a punto dall’esperimento fatto dall’Italia con il Green Pass obbligatorio. L’obbligatorietà in Italia è stata motivata dal pericolo di morire per chi si ammalava di Covid (lo disse Mario Draghi nel comunicare le motivazioni dell’obbligo), ma non è attualmente nelle intenzioni dei politici in Europa o nel mondo. Era necessario imporre il Green Pass in Italia per avere un campione molto esteso per fare l’esperimento della tecnologia di verifica e controllo. Ossia, se fosse stato facoltativo solo pochi italiani l’avrebbero fatto.

Cosa intende fate la OMS con questa tecnologia derivata dall’esperimento fatto in Italia, probabilmente in cambio di un aiuto economico di quasi 200 miliardi, che nessun altro Paese ha ricevuto? Per capirlo bisogna capire cosa faranno a partire dal 2025 nella provincia Autonoma di Trento:  lo chiamano in Inglese Digital Wallet, ossia Portafoglio Elettronico. In pratica, verrà creata una applicazione da scaricare sugli smartphones (per chi lo vuole) nella quale inserire manualmente la propria carta di identità la propria patente, la tessera sanitaria e ogni altro documento personale che si ritiene utile avere in formato elettronico, come i certificati di vaccinazione, le esenzioni del ticket sanitario, il tipo di sangue, le eventuali allergie o altre peculiarità relative alla propria salute, la dichiarazione di Fine Vita (se accettare o no interventi medici salva vita), la dichiarazione sulla donazione degli organi, e così via. Insomma, un “portafoglio” elettronico che sostituisce molti documenti cartacei.

Questa applicazione potrà essere usata dall’amministrazione sanitaria per sapere facilmente chi è vaccinato, con quali vaccini e per quali malattie. Nei Paesi dove alcune vaccinazioni sono obbligatorie, come è in Italia per 10 malattie infantili, questo sistema permetterà di sapere facilmente chi ha fatto vaccinare i figli e chi no, per mettere in atto “informazioni persuasive”, che spiegano perché è saggio decisione di farli vaccinare, e di “informazioni dissuasive”, che illustrano le sanzioni amministrative che saranno comminate, come il diniego di iscrizione agli asili pubblici e la multa da pagare per aver iscritto il figlio a scuola senza che sia stato vaccinato. Ad oggi infatti nessuna vaccinazione in Italia è veramente imposta dalla legge: non verranno a casa i carabinieri per vaccinare i figli, come avveniva nel 1905 negli Stati Uniti. Ma chi si rifiuta andrà incontro a sanzioni amministrative e pecuniarie.

Nessun “marchio della bestia” in vista, dunque, ma certo un ulteriore allontanamento dalla saggezza della natura, a favore della fantomatica Intelligenza Artificiale. Cosa accadrà se il sistema computerizzato si ferma per mancanza di elettricità o per un virus malignamente inserito da qualche male intenzionato? Si fermerà tutto: come quando al supermercato le casse elettroniche non funzionano e bisogna aspettare che vengano riparate. 

Renato Marini

 

Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay

Qualsiasi abitudine consolidata negli anni è un punto fisso che mettiamo nel nostro stile di vita. Rimuovere un’abitudine a favore di altre è sempre problematico, almeno per la mia esperienza personale. Andando avanti con l’età, sono stato costretto a ridurre l’attività fisica: mi piaceva molto correre o fare jogging, usando un termine più moderno! Per me era rilassante e piacevole. Mi dava modo di stare a contatto con la natura e di respirare bene. Dopo trent’anni di attività ho dovuto smettere, per problemi alle articolazioni e alla schiena, se avessi continuato, avrei  pregiudicato la capacità di movimento degli anni futuri. Ho sostituito la corsa, con un po’ di sacrificio, camminando velocemente e con la salita sui colli, che ho dietro casa. Così è stato per le abitudini alimentari. Da quando ho conosciuto la filosofia igienista ho cambiato quasi radicalmente la mia alimentazione. È stata molto dura, all inizio! Il cibo è anche un piacere! Ora, per fortuna, nella nostra società possiamo comperare il cibo che vogliamo, quello che più ci aggrada.

In tempi passati, qui nella mia zona, il piatto di tutti i giorni era la “torta gialla” cioè la polenta, accompagnato sempre da poche povere cose, almeno per la maggior parte della gente di montagna. Come dicevo… all’inizio ero in confusione, non sapevo più cosa mangiare, come combinare gli alimenti, come combinarli in modo corretto per la digestione e soddisfare il palato. È stata una sfida, una ricerca costante per parecchio tempo. Mi sono reso conto però, che dopo un po’ che consumavo i nuovi alimenti, che avevo introdotto, piano piano il  loro gusto entrava nell’ abitudine e davano soddisfazione anche al palato. Dal lato fisico mi sentivo anche molto meglio, meno appesantito specie nelle ore pomeridiane. La mattina la mia bocca era bella “pulita”.
Bisogna tenere duro!
I primi tempi si fa fatica, bisogna metterlo in conto. È difficile ancora oggi, soprattutto quando mi trovo a mangiare con gli amici, ma è anche vero che a volte, un po’ di trasgressione va bene e poi si può recuperare con un pasto a base di frutta o digiunando.
La parola sostituire è la chiave.
Se togliamo un alimento senza sostituirlo con un altro che ci piace e che ci fa bene, si dura poco: si riprende dopo poco tempo a mangiare le cose di vecchia abitudine, annullando così anche lo sforzo fatto. Io, ad esempio, consumo dolci solo in occasioni particolari, per il resto ho trovato soluzione nella frutta dolce, sia secca che fresca, che ha completamente compensato il mio bisogno. Anche mangiare meno pane e farinacei in genere per me è stato un grosso scoglio.
Per compensare, ho iniziato il pasto con una terrina di verdura fresca, mista, con pomodori di stagione e carote che addolciscono un po’ le altre verdure. Prima, ero abituato a mangiarla col pane. I pochi affettati che mangio, li accompagno, non come in passato con il pane ma con delle carote crude. Ho aumentato le verdure stufate, fatte in varie maniere, sempre per ridurre la quantità di farinacei.
Ho un figlio che ha la passione per la palestra e mi dice che bisogna mangiare tante proteine per fare muscoli, così gli ho risposto di osservare i vitelli che pascolano nell’azienda agricola qui vicino che hanno delle cosce enormi e una muscolatura molto pronunciata, eppure mangiano solo vegetali!!! Qualcosa si riesce a modificare nelle abitudini alimentari dei nostri famigliari, ma la  società in cui viviamo ha una spinta forte verso il consumo di alimenti industriali e di farmaci e non è facile far capire che la salute va conservata già negli anni “verdi ” della vita.
Testimonianza di un socio.
Mandate la vostre a blog@acnin.it

MESSAGGIO DALLA REDAZIONE:

Ho scelto l’immagine della gatta che vorrebbe indossare il vestito perché appena l’ho vista mi è sembrata perfetta! Come ha detto Sergio Signori, durante la sua serata divulgativa sulla “Riscoperta del femminile”, ho usato la parte femminile del mio cervello, ovvero l’intuito. Come faccio sempre, del resto, quando voglio creare qualcosa di bello! (bello per me!)
Quando l’ho scaricata, però, non sapevo ancora perché potesse essere giusta ma mi sono fidata perché la sua vista ha attivato dentro di me una sensazione leggera di piacere (fascino) e allegria. Poi, pensandoci un po’ su, perché la parte razionale e logica vuole contribuire al buon operato, ho avuto un’altro breve momento di gioia scaturito da questo ragionamento:
In questo disegno la gatta vuole cambiare il suo modo di essere perché guarda con ammirazione un vestito umano. Ma come può indossarlo? È un cambiamento che va al di là delle sue effettive capacità. Forse dovrei tenere questa immagine per un altro argomento. Mmm….uff…è così bella…e così la mia mente ha trovato la giusta motivazione a questa foto! ed ora la condivido con voi.
Il cervello, da solo, non può modificare le abitudini come un gatto non riuscirà mai a indossare un vestito da solo.
Affinché la gatta possa indossare quel vestitino così carino, ha bisogno di un aiuto esterno, ovvero di un umano che le infili con delicatezza l’abito. Per questo, se vogliamo cambiare alcune nostre abitudini, è necessario aiutare il cervello a modificare le sinapsi, ovvero le abitudini e convinzioni, usando la nostra mente, le emozioni e le azioni. Solo con un aiuto “esterno” potremo cambiare l’interno.

Carissimi amici,

con molti di voi non ci conosciamo personalmente ma per l’interesse comune che abbiamo, permettetemi di usare questo saluto.

Ogni tanto, creando i contenuti dei canali di comunicazione dell’associazione (post, storie, video, newsletter, blog, sito) succede che da alcune righe, sento la necessità di approfondire il contenuto ed elaboro fiumi di parole. 

Noi dell’associazione, su alcune decisioni, usciamo dagli schemi, senza paura. 

I nostri video non durano 30 secondi. E non tutti i nostri post sono di poche righe. 

Sono consapevole che i social sono più adatti a proporre contenuti brevissimi e ne faremo ma ne faremo anche di lunghi.  

Risiede in me, ma credo di poter parlare a nome di tutta l’associazione (il consiglio direttivo, il comitato tecnico ed i soci), un desiderio di mantenere allenata la nostra capacità di attenzione.

Sappiamo che mentre ascoltiamo, o facciamo qualcosa che richiede tempo e concentrazione, la nostra mente lavora, forma i pensieri ed i collegamenti che sono la base dell’intelligenza. 

Noi vogliamo sviluppare la nostra intelligenza, o per lo meno non abbassare il livello che abbiamo coltivato fino ad ora, con così tanta fatica e impegno. 

Sappiamo anche che la mente può essere nostra amica o nemica e la responsabilità di questa relazione è solo nostra. È amica perché, ad esempio, quando non sappiamo guidare ma lo facciamo con costanza, ad un certo punto, i movimenti necessari vengono attivati in automatico e tutta la fatica svanisce, ma è nemica quando la sicurezza ci permette di distrarci fino al punto di sbattere contro un marciapiede non visto. Il suo “andare in automatico” accade con qualsiasi cosa che ripetiamo con costanza, nel bene e nel male.

Se abituiamo il cervello a non riflettere, ad un certo punto, sceglierà in automatico quella strada, ovvero di non riflettere. E quella strada ci allontana dall’indipendenza, dalla libertà di scegliere, dal coraggio. 

La libertà è un affare difficilissimo. Avere il libero arbitrio è il compito più arduo che abbiamo ma è anche la caratteristica che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi di questo pianeta e che ci permette di imparare e migliorare. Di diventare buoni e intelligenti, che è lo scopo che perseguiamo. Ognuno di noi lo vuole raggiungere, anche se non è perfettamente consapevole. Siamo tutti buoni e intelligenti e possiamo aumentare o cambiare il modo di esserlo.

A quale scopo?

Personalmente credo per provare gratificazione. Per sentirmi bene.

Lo sviluppo della tecnologia e le conoscenze scientifiche come la Biomimesi condurranno la società a grandi cambiamenti. Siamo entusiasti e affascinati da tutto ciò, consapevoli delle esperienze strabilianti che potremmo fare e dei benefici che ne potremmo avere ma siamo anche consapevoli che va mantenuto un equilibrio.

Natura e tecnologia, cultura e scienza devono sempre coesistere e questo vale anche per noi in qualità di singoli individui. Vale nel nostro interiore.

Godiamoci la società e la sua modernità ma non dimentichiamo di continuare a coltivare quelle azioni e quei pensieri che sono la base della salute fisica e mentale delle persone. Non dimentichiamo di creare noi stessi. Non dimentichiamoci di prestare attenzione ai segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci mandano. Anche se ci saranno applicazioni che ci dicono esattamente come stiamo, quante pulsazioni abbiamo al minuto, o quanti globuli rossi abbiamo nel sangue. Non disimpariamo a prestare attenzione e a valutare secondo la nostra coscienza, conoscenza e opinione. Non dimentichiamoci di fidarci di noi stessi ma soprattutto di come si fa a fidarsi di noi stessi.

La vita è complicata per tutti, e tutti noi sappiamo quanto è bello ma anche necessario distrarre la mente. Avere uno svago per non pensare ai problemi.Trascorrere del tempo in allegria, fare cose futili e a volte anche cose che non ci fanno bene (come strafogarsi di dolci ad esempio). 

Perché c’è il tempo per ogni cosa.

Ogni cosa. Non una cosa.

Mantenere la mente continuamente distratta da se stessa è molto facile e lo sarà sempre di più negli anni a venire (con la realtà virtuale e il metaverso). Possiamo distrarci fin che vogliamo, non prestare attenzione ai segnali che il nostro organismo ci manda ma prima o poi, come ha sempre fatto e sempre farà, ci presenterà il conto.

L’uomo trova serenità e gioia nel creare, nel sentirsi utile, nell’imparare e per raggiungere queste mete, tanto ambite da chiunque, non possiamo prescindere le leggi della natura che richiedono tempo e dedizione (disciplina per chi non si spaventa del termine). 

Una mente brillante non si crea installando nel cervello un software. Le abilità non si creano in una settimana, dedicando 5 minuti al giorno a fare qualcosa. Sono utili e necessarie anche quelle poche e brevi attività ma se saranno le uniche e decidiamo di vivere per inerzia, volando dove ci porta il vento, vi posso assicurare, per esperienza diretta, che prima o poi, e normalmente accade dopo molti anni che ci permettono di rassicurarci sul fatto che quanto sto affermando ora non valga per noi, perché siamo abbastanza felici; vi posso assicurare che la mente vi presenterà un conto pieno di insoddisfazione e il tormento e l’infelicità si impossesserà di voi o peggio ancora, l’egoismo si propagherà talmente tanto dentro la vostra mente che le impedirà di ragionare conducendovi alla depressione. 

Lasciamo alle macchine fare le macchine. Noi siamo esseri umani dotati di intelligenza che però va coltivata. Per aiutarci in questo percorso abbiamo diversi strumenti, come ad esempio gli altri, le emozioni, le malattie, l’infelicità che ci aiutano a capire che stiamo sbagliando qualcosa. 

Ma se non ci osserviamo, se manteniamo la nostra mente distratta dalle mille attrazioni del mondo, tutto andrà nello scantinato che però prima o poi traboccherà. Siamo contenuti in un corpo e in una mente. La cantina non è infinita. Si riempie e soprattutto si sporca. A noi il compito di mantenerla in ordine e pulita, per quanto possibile. Le grandi pulizie prima o poi devono essere fatte. Non c’è niente da fare. Fa parte del vivere. Ma credo che pulire ogni tanto sia meglio di pulire una volta all’anno facendo una fatica immane, rischiando oltretutto di accumulare così tanta sporcizia da non capire più da dove partire.

Ovviamente c’è sempre una speranza. La vita ci aiuta sempre. Nel caso sfortunato che rendiamo la nostra cantina (organismo, mente o corpo) un letamaio la vita ci presenterà un’occasione per fare pulizia. E’ da sapere però che la natura agisce perchè deve agire non ha sentimenti e per smuovere tutto lo sporco deve creare un terremoto, uno tsunami, un diluvio universale.

E la scelta è tutta in mano nostra. Per accogliere e godere a pieno del nuovo mondo che verrà facciamolo con intelligenza. Prepariamoci. Creiamo fondamenta solide per la nostra mente e il nostro corpo con buoni pensieri e un buon sistema immunitario.

Ogni volta che citiamo la dottrina igienistica che divulghiamo, specifichiamo che è quella di Manuel Lezaeta Acharan e Luigi Costacurta perché, oggi, sono diffuse tante altre filosofie naturaliste ma la Dottrina Termica di Lezaeta è la base della salute ed è spiegata in modo semplice, affinché ogni persona possa comprendere che occuparsi del proprio benessere, fisico, mentale e spirituale, è possibile. Basta volerlo e farlo e abbiamo tutto l’occorrente per farlo noi stessi su noi stessi.

Se non basterà potremmo affidarci agli altri livelli di intervento ma il primo è importante, è la base della struttura. 

Tutto questo per augurarvi una buona visione dei nostri video e una buona lettura dei nostri post e articoli! la cui durata non è moderna!

Buongiorno,

Vi scrivo per dare testimonianza sul caso di mio figlio .

 Sono la madre di un ragazzo di 13 anni, diagnosticato con autismo. 

 Mio figlio Marco è nato perfettamente sano. Dopo le varie vaccinazioni fatte in tenera età, ha avuto una regressione comportamentale e ha perso la capacità di comunicare attraverso il linguaggio fino all’età di 4 ani e mezzo. Dopo, ricominciò a parlare, ma per poco tempo perché ha avuto di nuovo il richiamo dei vaccini e da allora, non parla più. All’epoca non ero ancora a conoscenza dei danni della vaccinazione e sfortunatamente, i veri problemi iniziarono dopo i richiami.

Ebbe tutta una serie di problematiche intestinali, era soggetto a delle infezioni virali, il suo sistema immunitario era praticamente a terra, lo streptococco attaccò il cervello e sviluppò un tipo di malattia rara che fortunatamente, si è risolto con cure naturali. 

Per 2 anni non abbiamo fatto altro che girovagare dai medici che dicevano di “curare” con il protocollo per l’Autismo ma, in realtà, la situazione era molto peggiorata. La situazione era talmente drammatica che mio figlio addirittura, si automutilava. Aveva la sensazione di bruciore sulla pelle e questo gli causò tanto dolore e tanto pianto ma soprattutto, urla di disperazione. Credetemi, è allucinante vedere un bambino così provato fisicamente e che non può esternare i suoi dolori. Le sue grida erano strazianti e tutt’ora mi porto dentro il trauma di quei giorni.

Disperata, ho fatto appello in vari sedi per ricevere aiuto. Poi, un giorno, per nostra fortuna, ci viene incontro un caro amico, Mario Sacco, socio ACNIN da tempo.

Mi consigliò il libro del grande Maestro Manuel Lezaeta. Mi disse di leggerlo per filo e per segno e di non saltare nessuna riga. 

Detto e fatto! Mi sono innamorata della Dottrina Termica! Iniziai fin da subito con le frizioni d’acqua fredda e le fasciature di fango vergine. 

Ho introdotto nella sua/nostra dieta un’alimentazione più naturale possibile con grandi quantità di verdure a foglie verdi. Frutta e verdura in abbondanza, con l’attenzione maggiore alla giusta combinazione degli alimenti. Tutte le cure omeopatiche, gli integratori che gli davo prima…buttai via tutto. 

Ero pronta a ricominciare e a rimediare ai danni fatti. 

Quando abbiamo capito bene come funzionava la disciplina igienistica e la termo-fango-terapia, finalmente, siamo arrivati dal Medico di Roma, il Dott. Ettore Hyeraci esperto nella dottrina termica e iridologia. 

Da subito è entrato in grande sintonia con mio figlio. Dalle sue esaminazioni è risultato che Marco aveva una paralisi della pelle, infiammazione intestinale e l’ingrossamento del fegato. Mi disse che Lui non ha la “cura” per curare mio figlio ma può insegnare a noi come aiutare il corpo a guarire da solo. Dopo un anno, mio figlio sembrava un altro. Non aveva più dolori, mangiava a volontà ogni tipo di frutta, verdura e semi. Iniziava anche a sudare, cosa che lui non ha mai fatto prima. All’inizio, le sue sudorazioni erano giallastre e puzzolenti. La sua pelle non era più di color cadaverico…trasparente, con tutte le venature in vista e ruvida al tatto, come era prima, con i pori tappati. Sul cuoio capelluto si era formato una sorta di crosta che era sfoggiata in forfora e il problema si è risolto con solo tre maschere di fango vergine. Aveva anche una postura storta e grazie alle frizioni d’acqua fredda ha raddrizzato la colonna vertebrale. 

La notte dorme ininterrottamente, cosa che prima era una cosa impossibile. Le sue pupille non sono più dilatate e addirittura, adesso vediamo i suoi occhi marroni con tendenza al giallo-verde. Non ha più micosi ai piedi, non ha più sviluppato infezioni virali. L’influenza ormai non la prende da 3 anni. 

La febbre se c’è, la curiamo con la frizione d’acqua fredda e alla terza frizione la febbre non c’è più. Non gli diamo più Medicinali.

Ha sviluppato un fisico slanciato, con muscolatura tonica, buona andatura e passo svelto. Prima, la sua andatura era storta ed i vari medici che l’hanno visitato, notavano la sua ipotonia. Insomma, i miglioramenti sono stati davvero notevoli. 

Scomparso il dolore fisico, lui è tornato ad essere molto presente, interagendo a gesti con noi. Capisce tutto quello che gli viene detto, si sa orientare benissimo anche fuori casa. Ha cambiato la voce e lo sappiamo dalle sue risate. È capace di vocalizzare perché non ha nessun danno alle corde vocali. Ogni tanto risponde con “sì, no, mamma”.

Probabilmente, mio figlio è l’unico bambino con la diagnosi di Autismo ad essere curato con la Dottrina di Lezaeta in Italia. Tuttavia, resto fiduciosa nella speranza che il linguaggio possa raffiorare! 

Se non ci fosse stato per il mio amico che ha insistito di provarci con la Dottrina Termica, probabilmente, avrei sbattuto la testa in altre delusioni. 

Se non avessi conosciuto il Dott. Hyeraci di Roma, sicuramente, sarei rimasta intrappolata a vita in protocolli che vendono false speranze e mio figlio sarebbe finito sotto psicofarmaci in un Istituto di Ricovero Psichiatrico.

 Perciò, sono qui per esprimere la mia Immensa Gratitudine verso il Dott. Hyeraci che tuttora ricordo con grande affetto e stima.

Cordialmente,

 Ildikó Udvar

Condivido una storia scritta da un caro amico per se stesso e per i suoi figli.

Autore: Michele Balestra, insegnante di Filosofia.

C’era una volta in un paese lontano lontano, un bambino di nome Omar…

 

Un giorno Omar, un bambino di otto anni,  si alzò e si diresse verso la cucina. Cercò il latte nel frigorifero, i suoi biscotti preferiti e una tazza bella grande. Soddisfatto di aver trovato tutto quel che cercava, mise in bocca il primo biscotto che aveva inzuppato per bene mentre stava ancora facendo la preghiera.

Si mise sazio sul divano, voleva accendere la TV ma sapeva che non poteva, così giocò un po’ con i Lego, poi sognò di volare, tirò tre calci al pallone facendo rumore, sperando che qualcuno si svegliasse ma niente, nessun rumore, la casa sembrava deserta.

Stanco di aspettare corse nel letto dei genitori e nel buio della stanza ci si infilò, ma lo trovo freddo e vuoto: mamma e papà non c’erano. E dov’erano andati? Iniziò a chiamarli, piano, poi normalmente girando per tutta casa, poi sempre più forte, infine gridando. Non rispondeva nessuno.

Una grande tristezza scese nel cuore di Omar, si sentì solo e pianse a lungo, di un pianto disperato. Poi ebbe fame, si asciugò gli occhi e si mangiò altri biscotti e trovò le forze per attuare il suo piano: cercare mamma e papà. Si vestì, preparò uno zaino pieno di cose da bere e da mangiare, se lo mise in spalla e mentre stava andando verso il garage per prendere la sua mitica bicicletta, vide una cosa strana, grande, in mezzo alla stanza, proprio vicino alla porta. Uno scatolone con scritto il suo nome. Ma come aveva fatto a non averlo visto prima?

Dentro lo scatolone non trovò altro che fogli colorati, pieni di parole. 

Uno rosso con su scritto FORZA. Uno giallo con scritto CORAGGIO. Uno verde con scritto SPERANZA. Uno blu con scritto GENTILEZZA. Ed infine uno bianco con scritto PAZIENZA. Deluso dal contenuto dello scatolone stava quasi per uscire di casa quando sotto gli altri fogli ne vide uno ancora più grande con scritto sopra la parola: 

Mappa del tesoro!

Una mappa del tesoro pensò? Si sentì dentro una grande avventura e si vergognò di aver pensato male del contenuto dello scatolone. Ma quando aprí la mappa che era piegata in quattro come ogni mappa che si rispetti, fu deluso un’altra volta. Non c’era nessuna mappa, nessun disegno, nessun indizio, nessun vulcano, castello, fiume o bosco disegnato. Solo 5 versetti delle scritture molti dei quali li aveva già sentiti dal papà e dalla mamma quando parlavano di Gesù.

Lì lesse tutti d’un fiato, un’altra volta, non capì bene che razza di mappa fosse, né tantomeno che razza di tesoro dovesse cercare. Si sentiva solo triste, lontano da casa, perché quella dove si trovava non era casa sua, ma la casa delle vacanze.

Omar uscì finalmente di casa confuso ma pieno di buone intenzioni. “Andrò prima in spiaggia!” pensò, “poi in paese… e se non li trovo nemmeno lì?” Una grande paura si impossessò del cuore di Omar. Se non li trovo che faccio? Si accorse che dalla fretta e dalla confusione non aveva nemmeno preso le chiavi di casa. Non poteva nemmeno più rientrare.

“Se siete preparati, voi non avrete paura”

Erano le parole del primo versetto della mappa. Quante volte lo aveva sentito. Talmente tante che non ci aveva nemmeno prestato attenzione. Era uscito di corsa, senza prepararsi troppo. Ci pensò un attimo ancora. A parte le chiavi, non era vero che non si era preparato. Aveva tutto quello che gli serviva. FORZA, CORAGGIO, SPERANZA, GENTILEZZA E PAZIENZA li aveva sempre con sé, dentro il suo cuore, bastava cercarli bene. Aveva poi uno zaino pieno di merendine e succhi, una strana mappa del tesoro, ed un tesoro da cercare. Iniziava a capire. Il tesoro, ovvero gli unici che avrebbero messo fine alla sua paura e alla sua tristezza e gli avrebbero ridato la gioia erano MAMMA E PAPÀ. Eccolo il tesoro. Doveva ritrovare mamma e papà.

Se non saranno in spiaggia o non saranno in paese tornerò a casa, a casa mia. Lì prima o dopo torneranno di sicuro. O forse saranno già lì ad aspettarmi.

Omar passò due ore lungo la spiaggia a passeggiare, a giocare con la sabbia, a farsi un paio di bagnetti e anche a cercare mamma e papà. Non li trovò, quando ebbe fame, addentò due merendine, poi una terza perché erano davvero buone. Infine si bevve un succo, anzi due, faceva caldo. Con la pancia piena riprese la bicicletta e andò in paese. Da nessuna parte li trovò. Così passarono la mattina e metà del pomeriggio. E Omar ormai stanco decise di tornare a casa. Ma quale casa? Ripassò davanti alla casa delle vacanze. Silenzio. Vuota. Soprattutto chiusa. Non c’era nessuno.Vabbè torniamo a casa pensò. Con la macchina ci vogliono… Ci vogliono… Due ore, pensò. 

“Ascolto tutta la compilation di canzoni per bambini e dopo la canzone della Vecchia Fattoria vedo il mare e siamo praticamente arrivati”. Canterò le stesse canzoni e pedalerò più forte che posso, non dovrei metterci molto di più, pensò. Con questi pensieri in testa Omar partì. Le macchine lo superavano a velocità incredibili, la sera ormai si stava mangiando il giorno ed era quasi buio, aveva una fame incredibile e una sete che si sarebbe bevuto il mare, nello zaino una sola merendina avanzata, i succhi erano invece finiti. Gli venne da piangere. Si fermò sotto una fermata dell’autobus con una panchina. Si riposò, pianse, e nel buio della notte si mangiò la sua ultima merendina. Stanco, senza forze, si sdraiò sulla panchina nel caldo torrido dell’estate e mentre rivolgeva una preghiera, esausto si addormentò.

Si svegliò alle prime luci dell’alba con il sole che doveva ancora spuntare, un po’ di freddo alle braccia e alle gambe ma soprattutto una fame che avrebbe mangiato anche tutte le verdure che non gli piacevano. Ma la sete era di più. Gli venne voglia di piangere ma pensò che così perdeva acqua. Trattenne le lacrime e lesse la mappa.

Numero 2.

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima la pace di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” Omar capì.

L’importante era tornare a casa. Trovare mamma e papà valeva più di ogni altra cosa al mondo. Prima o dopo la sua pancia sarebbe stata riempita. Fece una preghiera piena zeppa di tutta la fede di un bambino e accadde un miracolo. Non ebbe più voglia di piangere. Aveva una forza incredibile. Prese la bici e ricominciò a pedalare.Dopo poco tempo un parchetto con una fontanella divenne il suo paradiso in terra. Bevve e giocò, giocò e bevve di nuovo. Mise il capo sotto l’acqua perché faceva caldo. Appena ripartito trovò un rovo di more lungo la strada. Voleva avventarsi sul Roveto e mangiare more e spine insieme tanta era la fame. Voleva strafocarsi tanta era la fame. Ma si ricordò dei guerrieri di Gedeone, che furono scelti perché bevvero l’acqua senza foga, senza fretta, con pazienza. Quindi mangiò una mora alla volta, facendo attenzione a non pungersi. Anche la sua pancia fu piena e ripartí.

Pedalò pedalò e pedalò tutta la mattina. Era allegro, cantava le canzoni che conosceva. Quelle almeno le conosceva. La strada invece non era sicuro di conoscerla. A volte riconosceva dei posti, altre volte no. A volte credeva di andare bene altre volte aveva la certezza di essersi perso. Tornò a bussare alla porta del suo cuore una grande grande tristezza. Ebbe improvvisamente la sensazione di essere stato abbandonato e che non ce l’avrebbe mai fatta. L’acqua fredda e dolce che aveva bevuto alla fontanella uscì praticamente tutta calda e salata dai suoi occhi. Piangeva come un bimbo. Era un bimbo. Lui era solo un bambino. Come potevano i suoi genitori avergli fatto questo? Prese la mappa per capire, voleva capire.

Numero 3. Matteo 11:28

28 Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. 29 Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Omar capì. Non era solo. La sua mamma non lo avrebbe mai abbandonato. Non lo aveva abbandonato, certamente era lì da qualche parte, dietro qualche cespuglio ad osservarlo, su un elicottero silenzioso e invisibile nel cielo che lo seguiva. E poi la mamma e il papà gli avevano insegnato a pregare. NON SARAI MAI SOLO gli avevano detto. Basterà pregare e sentirai nel tuo cuore tutto l’amore che viene dal cielo, dalla mamma e dal papà e di tutte le persone che ti amano e ti vogliono bene. Come aveva fatto a dubitare? Perché si era lasciato andare ai brutti pensieri? Oh! certo! le sue gambe. Erano stanche, non muoveva più un passo. Era stremato, era perso in mezzo al nulla, nessuno lo stava cercando, aveva fame e sete e si sentiva solo. Solissimo. “Vieni da me e io ti darò riposo” gli aveva detto Gesù nella mappa. Iniziò a pregare con tutta la forza e il coraggio che aveva e mentre pregava le sue gambe magicamente pedalavano. Pedalavano. Pedalavano. Poi si fermò a riposare ad una fermata del bus, sulla panchina. Improvvisamente vide dal fondo della strada un bus arrivare. Forse ci posso salire sopra pensò. Ma la bici? Mica posso salirci con la bici? Il bus si avvicinava velocemente. Doveva prendere una decisione veloce. Che poteva fare? Leggere la mappa. Leggere la mappa. Pregare. Ricordarsi la sua missione, le cose importanti. Poi, solo poi decidere. Allora fece tutte queste cose velocemente.

Numero 4. Matteo 6:19

19 Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; 20 ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano. 21 Perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore.

Omar capì d’improvviso. Il mio tesoro sono mamma e papà. La bici è bella, bellissima, la mia vita, il mio regalo più bello. Ma non più bello di mamma e papà. Baciò il sellino della bici, le disse a voce alta “MI DISPIACE. MAGARI CI RIVEDREMO”. Poi salì sul bus. Doveva tornare a casa. Là stava il tesoro. Una strana calma unita alla stanchezza presero il suo cuore che fino ad un secondo prima aveva battuto all’impazzata. Vedeva i panorami scorrere veloci. Gli sembrava di rivedere tutta la strada che aveva percorso. Ma era troppo stanco. Nemmeno il tempo di addormentarsi e sognare l’abbraccio di mamma e papà che un signore lo svegliò scuotendolo dolcemente. Siamo arrivati al capolinea gli disse. Ultima fermata, devi scendere che tra un po’ si riparte. Omar con gli occhi ancora stropicciati dal sonno scese dal bus. Non poteva credere ai propri occhi quando vide quello che vide. Proprio non ci poteva credere.

Non era vero. Incredibile. Gli venne da piangere. E pianse. Il bus lo aveva riportato al mare. Praticamente sulla stessa spiaggia, vicino alla casa delle vacanze. Si arrabbiò, si infuriò con tutti.

Con i suoi genitori, con Dio, con Gesù, con gli amici e i parenti che quando ne avevi bisogno non c’erano mai. Insomma si arrabbiò davvero con il mondo. E infine pianse se stesso. Che stupido era stato. Come aveva anche solo immaginato di poter fare una cosa simile?

Era notte. Un’altra volta. Esausto, stanco e disperato, senza troppa convinzione prese la mappa e come ultimo gesto disperato lesse il punto numero 5.

Giacomo 1:2

2 Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi,

3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.

4 E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

5 Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata.

Omar non aveva più lacrime da versare e nemmeno rabbia. Semplicemente non capiva più niente era confuso. Come faccio a stare ALLEGRO in questa situazione. Solo, abbandonato, senza forze. Trovò un pezzo di legno sulla spiaggia, lo trasformò in cuscino. Il rumore delle onde fu una ninna nanna. Prima di addormentarsi pregò, ancora, un’ultima volta. “Dio aiutami a ritrovare mamma e papà. Lo desidero con tutto me stesso, ho fatto tutto quel che potevo”. Si addormentò ripetendolo ad ogni stella che vedeva nel cielo e ad ogni onda del mare che si posava sulla spiaggia.

Il profumo di torta alle mele era forte come anche il canto degli uccelli. Omar si svegliò tra lenzuola che sapevano di casa. I suoi giochi, i suoi libri, il suo armadio. Era in camera sua. Com’era possibile?

Si alzò come se fosse dentro un sogno. Andò in cucina e vide mamma e papà intenti a preparare la colazione. La sua preferita. Pancake con lo sciroppo d’acero e poi miele, Nutella, marmellate, torta di mele e il suo succo preferito.

Prima fu la mamma a incrociare il suo sguardo. E prima ancora che lo chiedesse lo accolse dicendogli SIAMO SEMPRE STATI QUA, NON TI ABBIAMO MAI ABBANDONATO. E poi abbracciandolo come se tutte le piume del mondo si fossero radunate per accoglierlo in quell’abbraccio aggiunse: SAPEVO CHE CE L’AVRESTI FATTA. L’HO SEMPRE SAPUTO.

Dentro quell’abbraccio Omar incrociò lo sguardo del papà. Non sapeva ancora cosa aspettarsi, ancora non capiva se era stato tutto un sogno il suo viaggio oppure se quello che stava vivendo era un sogno. Mise in bocca un pancake per capirci qualcosa e quello sapeva proprio di pancake. Sembrava tutto vero. Era tutto vero. Tornò a guardare il padre con curiosità e si ricordò che pochi giorni prima gli aveva chiesto con insistenza di diventare grande. “Papà come posso diventare GRANDE? ANCH’IO VOGLIO DIVENTARE GRANDE!”

Il padre lo guardò con tutta la dolcezza del mondo e mentre Omar finalmente capiva e abbandonava per sempre tutta la paura, la rabbia e la tristezza che aveva provato nei giorni precedenti gli disse “NON C’ERA ALTRO MODO”.“LO SO PAPÀ” rispose il bimbo commosso. Solo un’ultima domanda papà. “Chi mi ha preso sulla spiaggia e mi ha riportato a casa? Chi è stato papà?” Credo che tu lo sappia disse il padre avvicinandosi ed abbracciandolo. I due si guardarono e sorrisero. D’un sorriso eterno e pieno di gioia. “Mio fratello?” chiese Omar?  “Si, Tuo fratello” rispose il padre.